Il 23 maggio 1999, durante il pay-per-view WWF Over the Edge, andò in scena uno degli episodi più scioccanti e dolorosi nella storia del wrestling professionistico. Owen Hart, stella della federazione e membro della leggendaria famiglia Hart, perse la vita in un tragico incidente sul ring. Questo evento è ricordato non solo per la sua drammaticità, ma anche per le polemiche e le conseguenze che ne seguirono.
Chi era Owen Hart: il talento più puro della famiglia
Nato il 7 maggio 1965 a Calgary, in Canada, Owen Hart era il più giovane dei dodici figli di Stu Hart, patriarca di una delle famiglie più influenti nella storia del wrestling. Cresciuto nella famosa “Hart Dungeon”, fucina di campioni, Owen mostrò fin da giovane un talento cristallino, tanto da distinguersi per le sue abilità tecniche, la sua agilità e la sua intelligenza sul ring.
Ma poiché il fratello Bret “The Hitman” Hart stava già scalando i vertici della WWF, Owen faticò inizialmente a trovare una propria identità nella federazione. Il suo debutto nei primi anni ’90 fu sotto la maschera del Blue Blazer, un personaggio comico e stravagante. Sebbene inizialmente non fosse preso troppo sul serio, Owen conquistò col tempo il pubblico con la sua bravura e il suo carisma.
Il punto più alto della carriera di Owen Hart: il 1994
Il 1994 rappresenta l’apice della carriera di Owen Hart. Quell’anno, si rese protagonista di una rivalità fratricida con Bret che culminò in due match memorabili: una vittoria a WrestleMania X e una sconfitta in uno spettacolare Steel Cage Match a SummerSlam. Proprio quell’anno Owen vinse anche il prestigioso torneo King of the Ring, autoproclamandosi “The King of Harts” e consolidando la sua posizione come uno dei top heel della federazione.
Nonostante questi successi, Owen non riuscì mai a emergere completamente dall’ombra del fratello maggiore. Anche dopo il controverso “Screwjob di Montreal” nel 1997, che vide Bret lasciare la WWF, molti pensavano che Owen potesse finalmente avere il suo momento di gloria. Ma le cose andarono diversamente.
Una carriera sottovalutata e il desiderio di cambiamento
Negli anni successivi, Owen fu spesso relegato alla divisione tag team o a gimmick secondarie, come quella del “Black Hart” o, ancora, quella del Blue Blazer. Nonostante fosse rispettato dai colleghi e amato dai fan per la sua professionalità e umiltà, la sua carriera non raggiunse mai le vette sperate.
Nel privato, Owen era un uomo di famiglia, devoto alla moglie Martha e ai due figli. Aveva già pianificato di ritirarsi presto per iniziare una nuova vita lontano dal ring. Magari come pompiere, una carriera che non lo avrebbe costretto a lunghi viaggi. Il wrestling infatti era solo un lavoro per lui, non una vocazione da vivere fino all’ultimo respiro.
La notte maledetta di Over the Edge 1999
Durante il pay-per-view Over the Edge del 23 maggio 1999, Owen Hart avrebbe dovuto affrontare The Godfather per il titolo Intercontinentale, interpretando ancora una volta il personaggio del Blue Blazer. L’ingresso previsto per quel match era spettacolare: un calata dall’alto dell’arena tramite un sistema di funi, per parodiare l’entrata dall’alto resa famosa da Sting in WCW.
Purtroppo, il meccanismo di sgancio non funzionò come previsto. Owen precipitò da un’altezza di oltre 20 metri, colpendo con violenza un paletto prima di finire esanime al centro del ring. L’incidente avvenne mentre la regia mandava in onda un’intervista nel backstage. Quindi la caduta non fu trasmessa in diretta, ma tutti i presenti nell’arena assistettero al tragico momento.
Il silenzio e l’orrore: lo show va avanti
Owen fu immediatamente soccorso e trasportato all’ospedale, ma era ormai troppo tardi: fu dichiarato morto per emorragia interna causata dal trauma toracico. A darne notizia in diretta televisiva fu un commosso Jim Ross, che, come il pubblico, era stato tenuto all’oscuro delle sue reali condizioni fino a poco prima.
In una delle scelte più discusse nella storia del wrestling, la WWF decise di proseguire con l’evento, lasciando visibili le tracce di sangue sul ring e continuando lo spettacolo come se nulla fosse. Una decisione che suscitò indignazione e che molti non hanno mai perdonato alla federazione, all’allora presidente Vince McMahon in primis.
Conseguenze legali e la battaglia di Martha Hart
La vedova di Owen, Martha Hart, intraprese una lunga battaglia legale contro la WWF per omicidio colposo. Accusava la federazione di negligenza per l’uso di un sistema di discesa considerato non sicuro. Purtroppo, non ricevette il pieno supporto della famiglia Hart e fu costretta a patteggiare.
Nel 2000, la WWF accettò di pagare 18 milioni di dollari come risarcimento, una parte dei quali fu utilizzata da Martha per fondare la Owen Hart Foundation, un’organizzazione benefica in memoria del marito. Che ancora oggi aiuta concretamente famiglie in difficoltà e giovani studenti.
Owen Hart e la Hall of Fame: una ferita mai chiusa
Nonostante la sua carriera brillante e il profondo impatto lasciato nel cuore dei fan, Owen Hart non è mai stato inserito nella WWE Hall of Fame. Questo perché Martha ha sempre rifiutato qualsiasi collaborazione con la WWE, ritenendola responsabile della morte del marito. Anche i figli della coppia condividono questa posizione, rendendo estremamente improbabile un futuro inserimento.
Il ricordo indelebile di un uomo speciale
La storia di Owen Hart è una delle pagine più buie del wrestling. Non si tratta di una morte causata da droghe, dipendenze o abusi, ma da un incidente sul lavoro evitabile, frutto di superficialità e spettacolarizzazione forzata.
Owen Hart era molto più di un wrestler: era un uomo buono, un marito devoto, un padre amorevole. Nonostante non sia tra i lottatori più famosi di wrestling per i successi sul ring, suo nome resta inciso nella memoria collettiva come simbolo di ciò che il wrestling non dovrebbe mai diventare.
La Tragica Morte di Owen Hart – VIDEO
Nel video che segue, la timeline completa che ripercorre cronologicamente i fatti raccontanti nell’articolo, fino al momento della tragica morte di Owen Hart. Della quale, per fortuna, non esistono filmati sul web.
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