Quando si parla di Michael Jordan, si parla di leggenda. E tra le tante imprese che hanno scolpito il suo nome nella storia del basket, ce n’è una che brilla ancora oggi per mistero, eroismo e forza mentale: la famosa “partita della febbre”, conosciuta negli Stati Uniti come The Flu Game. Si tratta di Gara 5 delle Finals NBA del 1997 tra i Chicago Bulls e gli Utah Jazz, un match che ha definito non solo una serie, ma anche l’eredità di MJ come uno degli atleti più straordinari di tutti i tempi.
Ma cosa è successo davvero durante quella partita? Era davvero febbre? O c’era dell’altro dietro le condizioni debilitanti di Jordan? In questo articolo approfondiamo la verità, le teorie e il mito che avvolge la partita della febbre di Michael Jordan.
NBA Finals 1997: Chicago Bulls vs Utah Jazz
Le NBA Finals del 1997 mettono di fronte i Chicago Bulls di Michael Jordan, reduci da una stagione incredibile da 69 vittorie, e gli Utah Jazz di Karl Malone e John Stockton, alla loro prima apparizione alle Finals. La serie è tesa, fisica, con due squadre dominate da super stelle e una rivalità crescente.
Dopo quattro partite, la serie è in perfetta parità: 2-2. Gara 5 si gioca a Salt Lake City, casa dei Jazz, un palazzetto ribollente di tifo, famoso per essere uno dei più ostili per le squadre ospiti. Ma a poche ore dalla palla a due, arriva la notizia che scuote tutti: Michael Jordan sta male. Molto male.
Michael Jordan e la “partita della febbre”: cosa accadde?
Secondo la narrazione ufficiale iniziale, Jordan fu colpito da una forte influenza la notte prima della gara. I sintomi erano gravi: febbre alta, nausea, spossatezza. Nonostante le precarie condizioni fisiche, decise comunque di scendere in campo.
Ma nel documentario “The Last Dance” (2020), Jordan e il suo staff hanno cambiato versione. Non influenza, ma intossicazione alimentare. Il colpevole? Una pizza ordinata la sera prima in hotel, a Park City (vicino Salt Lake). Secondo il suo preparatore Tim Grover, cinque persone si presentarono a consegnarla. Un dettaglio che, col senno di poi, suona piuttosto sospetto. MJ fu l’unico a mangiarla, e poche ore dopo iniziò a stare male.
Molti fan e giornalisti iniziarono a parlare di una “pizza avvelenata”, una mossa deliberata per sabotare la stella dei Bulls. Ma non ci sono prove. Rimane il mistero: intossicazione? influenza?
Una delle più grandi performance di Michel Jordan
Malato o no, Jordan decise di giocare lo stesso. Era pallido, visibilmente provato, faticava a restare in piedi durante i time-out. Eppure, contro ogni logica, dominò la partita.
I numeri della “partita della febbre” di Jordan parlano da soli:
- 38 punti
- 7 rimbalzi
- 5 assist
- 3 palle rubate
- 44 minuti giocati su 48
Nel finale, segnò addirittura la tripla decisiva a 25 secondi dalla sirena, regalando ai Bulls una vittoria pesantissima in trasferta. L’immagine simbolo? Jordan che si appoggia a Scottie Pippen, esausto, mentre escono dal campo: una delle fotografie più celebri della storia dello sport, tra due leggende del basket.

Perché il “Flu Game” è diventato leggendario?
La “partita della febbre” è entrata nella mitologia della NBA non solo per i numeri, ma per ciò che rappresenta:
- La determinazione incrollabile di un atleta che, pur debilitato, riesce a essere decisivo.
- Il simbolo della mentalità vincente di MJ, pronto a rischiare la salute per i suoi compagni e per il titolo.
- La narrativa eroica che ha trasformato un evento sportivo in leggenda.
Come disse Phil Jackson, allenatore dei Bulls: “È stata una delle più grandi prestazioni che abbia mai visto in qualsiasi sport”.
Dopo Gara 5: il finale perfetto dei Chicago Bulls
Con la vittoria in Gara 5, i Bulls si riportarono avanti 3-2 nella serie. Due giorni dopo, tornati a Chicago per Gara 6, chiusero la serie 4-2 e conquistarono il quinto titolo NBA dell’era Jordan. Ovviamente, MJ venne nominato MVP delle Finals, per la quinta volta.
La “Flu Game” è quindi ricordata da tutti come il punto di svolta della serie. Senza quella prestazione eroica, forse la storia sarebbe andata diversamente.
Curiosità sulla partita della febbre di Jordan
- La scarpa che Jordan indossava quella sera, un paio di Air Jordan XII “Flu Game”, è stata venduta all’asta per oltre 100.000 dollari.
- Molti atleti moderni, tra cui LeBron James e Kobe Bryant, hanno citato quella partita come fonte d’ispirazione.
- Dopo il match, MJ dormì per oltre 12 ore, stremato dallo sforzo.
Jordan partita della febbre: mito, verità e leggenda
La “partita della febbre” di Michael Jordan non è solo uno dei momenti più iconici della NBA, ma anche uno dei più discussi. Tra verità e leggenda, rimane il simbolo eterno della grandezza di un campione, capace di superare ogni limite fisico per vincere.
Oggi, se cerchi su Google “Jordan partita della febbre”, troverai migliaia di articoli, video e approfondimenti. Ma quello che non cambierà mai è il ricordo vivido di una notte del 1997, in cui il mondo vide la vera essenza del più grande giocatore di basket di tutti i tempi.
Il “Flu Game” di Michael Jordan – VIDEO
Nel video che segue, gli highlights di Michael Jordan durante la celebre partita del 1997 in cui aveva la febbre.
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