Il 2018 per l’Italia non è un anno di particolari novità. Dopo la clamorosa eliminazione dai Mondiali di Russia, nel nostro Belpaese il calcio caprino è ormai una realtà affermata e consolidata. Grandi campioni da tempo solcano i nostri campi, le nostre campagne, e i presidenti di club allevano e trovano realtà pastorizie degne di grandi storie: veri e propri giocatori di allevamento.
2018 anno “incolore” in Italia
Poche cose eclatanti però nel 2018: Allegri ruminava ancora l’italiano dopo l’ennesimo scudetto vinto dalla Juventus e intanto Pallotta pascolava per i terreni di Tor di Valle e prendeva le misure per uno stadio che probabilmente non si farà mai. A Napoli, De Laurentis rimpiangeva il suo primo caprone Mazzarri, e Claudio Lotito, insieme a Tare, era sempre a caccia di bestiame di qualità sconosciuta da portare in biancoceleste.
Ma se il nuovo non investe l’Italia, investe altre realtà, altri paesi. Il calcio caprino è troppo grande per restare ingabbiato nei recinti nazionali dei campionati europei: la sua natura è pascolare in terre inesplorate!
Il calcio caprino sbarca in Turchia
È questa sua natura che dà l’input alla nascita della prima realtà caprina in Turchia. La meravigliosa storia che vi raccontiamo è quella del Gulspor. Una piccola squadra turca guidata da un uomo che, da semplice presidente di club, diventa un pioniere del suo paese e primo portatore del modello caprino nell’intero universo calcistico mediorientale.
L’intuizione di un grande presidente
Kenan Bjuklebeb, questo il suo nome, intuisce che il football turco non ha più mordente: non porta risultati concreti all’estero. In Champions League, le squadre turche hanno la considerazione di Benevento e Frosinone quando approdano come meteore in Serie A. E si domanda: come rimediare a un simile bilancio?
L’illuminazione arriva quando, per puro caso, Bjuklebeb vede in televisione un servizio dedicato al leggendario gol segnato da Simone Loria durante Chievo-Atalanta. “Ho visto la luce! La luce per uscire dal tunnel!” la sua esclamazione per quella visione, che risuona come un belato nel deserto del Cholistan.
Gulspor revolution!
E allora si passa all’azione: ben 18 giocatori del settore giovanile del Gulspor vengono venduti, ma prontamente sostituiti con 10 meravigliosi esemplari di capre d’Angora. Purissime bestie purosangue che vanno a sostituire giovani sbandati e senza passione.
I risultati sono già evidenti: risparmiando sugli ingaggi aumentano le entrate di ben 5000 lire turche (727,8 euro) e i giocatori rimasti ritrovano motivazione e forza di volontà. Il latte caprino rende gli atleti turchi tonici, scattanti, pronti ad affrontare allenamenti tipici del modello caprino.
La giornata si svolge più o meno così: sveglia la mattina con mungitura delle capre, incornate di coppia, alimentazione con soli latticini ovini, sollevamento di zangole di burro di capra e, ovviamente il giusto supporto psicologico che le personal training ovine sanno garantire. Sedute tra giocatori e capre diventano un imperativo quotidiano.
Il calcio caprino sbarca in Turchia
Le domande a questo punto sono inevitabili ed importanti. Riuscirà il modello caprino a convertire tutto il calcio turco? Il Gulspor vincerà la prossima Champions League? Ma soprattutto: Lotito avrà già preso i contatti con i 18 giocatori ceduti? Solo il tempo e la storia emetteranno queste sentenze.