Daniele De Rossi, l’addio alla Roma di “Capitan Futuro”

Dopo tanti anni con una sola maglia, quella della Roma, le strade di Daniele De Rossi e dei giallorossi si dividono, dopo un saluto veramente emozionante.

Congedo con il massimo onore per il De Rossi che ci piace, che non dimenticheremo mai.
Li vedremo ancora eroi che restano in campo con i crociati rotti? oppure con i menischi incrinati? Costole storte? Stinchi che scricchiolano? Rivedremo un calcio da uomini veri e non da signorine che vanno al VAR?! Fortunatamente sì, almeno finché ci saranno uomini come Durmisi, Cionek o Juan Jesus (anche se lui è un caso a parte… ). Però diciamolo: sarà mai più la stessa cosa senza Daniele De Rossi?

Capitan Futuro

Capitan Futuro, così lo hanno lungamente soprannominato i tifosi giallorossi, aveva uno stile tutto suo, unico nel suo genere, che sapeva rendere ogni partita un qualcosa di più di una semplice schermaglia di strategie e schemi di gioco. Daniele De Rossi ridestava la fisicità del calcio stesso. E quindi ecco che con lui una partita acquistava tutto un sapore genuino di verità. Senti i suoni delle falciate alle gambe, la flessione delle gambe tese, la melodia delle urla di dolore dell’avversario con il polpaccio gonfio, e il rosso che va da quello del cartellino a quello di un naso rotto perché nell’agonismo si sa che qualche mano vola.

DDR ultimo simbolo di un calcio antico

Insomma, con De Rossi si riaccendeva la fiamma del cacio caprino: più mascolinità animalesca, meno finezze.
Per questo, ora che siamo a pochi giorni dal fatidico ultimo giro di boa, vogliamo tessere le lodi di Capitan Futuro, ricordando non il calciatore geometrico e spigoloso, ma l’uomo che in campo dava tutto. Si, qualche volta, purtroppo, anche i pugni agli altri.
Daniele, però, incarna quella fedeltà alla maglia, ai colori, che di fatto in pochi oggi hanno saputo dimostrare.
A Roma, almeno, prima di lui solo Francesco Totti. E Daniele, come lui avrebbe voluto fare così: anche lui fino ai 40. Anche se poi è andata diversamente… ma andiamo per ordine!

L’inizio della storia di Daniele De Rossi

Daniele De Rossi è un semplice ragazzo di Ostia, una città sul mare poco fuori dalla capitale. Da bambino, mentre i suoi coetanei seguono con passione le vicende sportive di un grande che faceva la storia della pesca mondiale, il leggendario Sampei, lui invece è come legato al pallone. Tra lui e il calcio c’è un legame mistico e indissolubile, così come è mistico anche l’amore che ha per la AS Roma. Così, dopo gli esordi all’Ostiamare, è estremamente veloce l’approdo nelle giovanili giallorosse e poi, nel 2001, l’esordio in serie A, ed anche in Champions League.

Una vita in giallorosso

È già dalle prime prestazioni nella massima serie che Daniele dimostra di possedere le caratteristiche di un calcio aggressivo che unisce classe ma soprattutto forza fisica. Anzi, con lui la classe è forza fisica.
Agli inizi, però, il suo stile è un’arte che risulta incompresa. Quindi colleziona anche una serie di falli, cartellini gialli, cartellini rossi che lo mettono in evidenza come un indisciplinato, un irruento. Ma quanto si sbagliavano!
Lo capivi a fine partita, quando lo intervistavano, e lì ti trovavi un’altra persona: professionale, educato, con la parlata pariolina da giovane Trilussa. Questo colpiva di De Rossi: quel suo dualismo tra un uomo con la vena pulsante che traspariva mentre stava in campo e un gentleman dei migliori romanzi inglesi. E capivamo tutti perché: perché il calcio è come un mondo ultraterreno, fatto di realtà eccezionali, non convenzionali.
Se poi parliamo nello specifico di calcio caprino, allora tutto il quadro diventa comprensibile e meraviglioso, ma soprattutto capiamo perché lui, Daniele De Rossi, è Capitan Futuro. Uno cui sono stati dedicati anche libri.

Falli e gol che hanno fatto epoca

Sono incisi nella nostra memoria quei falli, vecchi o recenti, che sono un’esaltazione dello stile caprino. Ricordiamo bene Roma-Porto, Roma-Genoa, Roma-Lazio e tante altre che sono picchi poetici di un agonismo senza fine. Però, se pensiamo a Capitan Futuro, e al giorno in cui il mondo vide in lui una novità che avrebbe cambiato il calcio internazionale, allora tutto sparisce e salta in mente una sola partita, anzi, due.
La prima è Italia-Norvegia, un gol da urlo che arriva con un tiro dalla lunga distanza che fa onore al Tiro della Tigre di Mark Lenders. E non importa se poi, al Mondiale, una bella gomitata allo statunitense McBride sembra chiudergli momentaneamente le porte del Paradiso. Lui è il “futuro” del calcio italiano.
E infatti, poi, quel Mondiale lo vinciamo anche grazie al suo perfetto rigore in finale, quando tremerebbero le gambe a chiunque. Ma non a Daniele De Rossi.

Il congedo del campione

Forza infinita, nel fisico e nei piedi, e sempre in bella vista quella iconica vena pulsante. Diciamolo: Daniele De Rossi non è Capitan Futuro per il dopo Totti, ma perché è quello che tra i primi ci ha svelato il calcio italiano del futuro, quello che oggi spopola, fatto di forza e fisico.
In più, poi, DDR è esempio quasi unico di fedeltà alla maglia, ad uno stile pionieristico di calcio. Questo è Daniele De Rossi.

Non conosciamo le ragioni della scelta societaria della AS Roma di rinunciare a lui, nè sappiamo se Daniele potesse effettivamente giocare un altro anno, oppure mille stagioni ancora. Questa risposta la darà il tempo.
Quello che però sappiamo per certo è che difficilmente arriverà un altro giocatore simile, capace di mostrarci il futuro ulteriore del calcio. Anche se ci piace sperare che, un giorno, arrivi. Magari allenato proprio da Daniele, che lo seguirà dalla panchina.

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Giocatori di Lana Caprina

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