“Cavallo pazzo” è un soprannome da sempre legato allo sport. Ad esempio, lo ricordiamo affibbiato a Mario Appignani, un tale che la domenica, alla salutare corsa al parco, preferiva l’invasione dei campi in Serie A.
Invece nel mondo del tennis il nomignolo è stato attribuito a Goran Ivanisevic, tennista croato vincitore di Wimbledon nel 2001, per rimarcare la sua singolarità, dentro e fuori dal campo.
In realtà l’epiteto fu lui stesso a cucirselo addosso con una serie d’interviste che rasentavano l’assurdo. “Dentro di me ci sono ben 3 Goran: il cattivo, il buono e il 113, che è quello che mette tutti d’accordo”. Continuava poi: “Forse è per questo che tutti pensano che io sia pazzo.. eppure il motivo non mi sembra abbastanza valido!”.
Schizofrenia e follia che si legarono indissolubilmente anche al suo tennis, fatto tanto di colpi geniali quanto di sregolatezza.
Chi è Goran Ivanisevic?
Goran Simun Ivanišević è nato a Spalato, allora Jugoslavia, il 13 settembre del 1971. Primogenito di mamma Gorana, da cui deriva il nome, e papà Srđan, che invece condivide il nome con la sorella Srđana.
Estremo nella vita quanto sul campo da tennis, Goran ha spesso fatto parlare di sé anche l’emisfero giornalistico del gossip per la sua vita sentimentale e per le sue stranezze.
Wimbledon 2001
E un episodio alquanto “strano” risale alla sua vittoria a Wimbledon del 2001, apice in tutti i sensi di una carriera comunque fantastica. La leggenda vuole infatti che il cavallo pazzo organizzasse in modo maniacale la sua giornata ripetendo la stessa routine fino alla finale vinta contro Pat Rafter. Il circolo vizioso prevedeva: sveglia la mattina per guardare i Teletubbies, pomeriggio allenamento e la sera grande cena a base di minestra al pesce, agnello e patatine fritte e per dessert gelato con salsa di cioccolata calda.
La Carriera
Passato al professionismo nel 1988 è ricordato per essere il più grande e costante produttore di Ace della storia del tennis. La sua macchina del servizio era devastante già ai tempi dei campionati juniores e si rivelò altrettanto efficace durante la sua carriera tra i “grandi”. Il suo colpo era talmente avvilente per gli avversari che si pensò di dover cambiare le regole del gioco. Accorciare il quadrato del servizio, dare una palla sola a chi era in battuta, alzare la rete, oppure come suggeriva Rino Tommasi “Eliminare Ivanisevic dal circuito”. A mali estremi, estremi rimedi dunque. Eppure non servì nulla di tutto ciò perché a fermare Ivanisevic spesso ci pensava lui stesso. Quando il servizio s’inceppava infatti il croato cadeva vittima della sua parte oscura.
I numeri di Goran Ivanisevic
Ivanisevic raccolse comunque 22 tornei (quasi tutti Indoor) di cui molti su erba e cemento. Annovera inoltre nel suo palmares, tre volte i quarti di finale in Australia e al Roland Garros, due semifinali agli Us Open, tre finali a Wimbledon che gli valsero il gruzzolo di 20 milioni di dollari solo in montepremi senza vittorie.
Tuttavia la sua storia tennistica rischiò di scivolare via, come quella di tanti altri grandi campioni, senza Slam. Invece come capita in tutte le favole il nostro eroe riuscì nell’impresa di portarsene a casa uno. E non uno qualunque! Vinse Wimbledon nel 2001, dopo aver perso tre finali in precedenza contro Andre Agassi (1992) e Pete Sampras (1994 e 1998).
La sua vittoria fu incredibile non tanto perché arrivò quando la carriera di Goran aveva già imboccato la via del tramonto, ma perché riuscì a vincere entrando nel tabellone come Wild Card (una sorta d’invito che si da come “bonus” ai tennisti per partecipare al tabellone di Londra). Un impresa che ancora oggi nessuno è riuscito ad eguagliare.
La smargiassata
Fuori di testa a dir poco, Ivanisevic infarcì la sua carriera con una serie di smargiassate incredibili. Ma una su tutte gli vale il titolo di “Profeta del caprimo comandamento”, e suona più o meno così: “Ricordati di scendere in campo con non più di tre ferri e non accettare racchette altrui”.
Goran fece esattamente così nel 2000 al secondo turno del torneo di Brighton. Si presentò esattamente con tre racchette Head Prestige in campo, pensando che bastassero per aver ragione del coreano Hyoung Taik Lee. Invece il primo set, complice l’aria bretone spesso avversa, o forse un avversario più in palla di lui, sfuggì ben presto dalle corde di Ivanisevic e a farne le spese fu la prima racchetta Head. Nel secondo set come spesso accadeva scendeva in campo il “Goran buono” e sul tabellone tornava la parità. Fu nel terzo e decisivo set che si consumò la bravata. E la mattanza di racchette Head.
Break totale di… racchette!
Ivanisevic, in preda a un raptus dopo una palla break non trasformata e un immancabile doppio fallo, fracassò in rapida successione le altre due racchette. Fine dei ferri! Pensate che la spacconata sia finita qui?? Beh vi sbagliate! Il nostro eroe andò ben oltre!!! Gli fu proposto di continuare a giocare con le racchette del connazionale Ivo Ljubicic, che però non gli era molto simpatico (eufemismo). Ne seguì un clamoroso un inevitabile ritiro che venne motivato e registrato con un incredibile “mancanza di attrezzatura di gioco”.
Un record ovino davvero impareggiabile, che merita la nostra più totale ammirazione!