Come per molte altre cose nell’era moderna del gioco del calcio, le magliette sono diventate uno dei modi con cui i club possono guadagnare di più. La parte anteriore viene venduta a qualsiasi sponsor sia disposto a pagare la somma di denaro più alta, mentre quella posteriore è riservata ai nomi dei giocatori ma anche ai cosidetti “back sponsor”, che pagano un bonus aggiuntivo. Poi c’è l’aspetto effettivo delle maglie, che cambia ogni anno anche se in minima parte, così da incassare ulteriorimente per il bisogno dei tifosi di mostrare il loro amore per il club utilizzando la divisa più recente.
C’è solo un piccolo pezzo della maglia da calcio che rimane intatto: la parte dedicata allo stemma del club. Giustamente collocato più vicino al cuore, perché simboleggia metaforicamente il battito del club, è il simbolo che i tifosi vedono come la vera rappresentazione della squadra. Eppure anche questo, occasionalmente, viene alterato in nome di un genuino desiderio di migliorare che però, spesso, non convince. Talvolta, però, nascono anche stemmi, e storie, davvero apprezzati e speciali.
Il Lupetto di Gratton della AS Roma
Quando infatti l’AS Roma decise di modificare il proprio emblema sul finire degli anni ’70, utilizzando il famoso “Lupetto di Gratton”, il cambiamento fu un vero successo. Al punto che, quando anni dopo si optò per sostituirlo con l’immagine di Romolo e Remo allattati dalla lupa, icona che rappresenta nel mondo la città di Roma, molti tifosi si lamentarono di aver perso un legame con il passato del club.
Infatti, il semplice ma iconico emblema della testa di lupo stilizzata aveva adornato le magliette dell’AS Roma durante i giorni di gloria degli anni Ottanta, quando la squadra giallorossa vinse il secondo scudetto e fu a un calcio di rigore dal regnare in Europa sfiorando la Coppa dei Campioni. Mentre il nuovo stemma poteva essere scambiato per quello di qualsiasi società romana, il Lupetto era invece il simbolo indiscusso dell’AS Roma.
Soltanto nella stagione 2016/2017 sulle maglie (da trasferta) della AS Roma è tornato ancora una volta il lupetto, dopo una lunga “battaglia” dei tifosi.
La Storia di Gratton e del suo Lupetto
Piero Gratton è l’uomo che, alla fine degli anni Settanta, ha disegnato lo stemma del Lupetto. Per oltre venticinque anni, Gratton ha collaborato con la RAI, l’ente televisivo di stato italiano, creando i loghi per la sua programmazione. I suoi disegni erano così iconici che il suo lavoro è utilizzato ancora oggi. Ed è stato proprio quel lavoro che gli ha dato l’opportunità di collaborare con l’AS Roma.
All’inizio della stagione 1977/1978, il presidente giallorosso Gaetano Anzalone aveva bisogno di risanare le finanze del club per migliorare la squadra e acquistare altri giocatori di alto profilo. Tra le idee avanzate per raggiungere questo obiettivo, c’era l’opportunità di proporre un’operazione innovativa di marketing e merchandising. L’AS Roma non aveva un simbolo protetto da copyright, quindi si decise di crearne uno nuovo che potesse essere registrato come marchio, per poi essere venduto per guadagnare attraverso le royalties.
La Nascita del Lupetto di Gratton
Poiché Gratton era un grafico piuttosto noto per il lavoro con RAI anche nel campo degli eventi sportivi internazionali, fu scelto per svolgere questo lavoro, all’epoca era il primo del suo genere in Italia.
Gratton puntò subito sull’immagine del lupo, da sempre il simbolo di Roma sin dalla fondazione della città. Decise quindi di utilizzare questo animale ma di disegnarlo in modo semplice e sintetico, in modo che fosse facilmente riproducibile per il merchandising. Per accompagnarlo venne scelto, per la scritta, il carattere medio elvetico con la lettera ‘A’ fusa con la ‘S’, il tutto circondato dai colori rosso e arancione.
Ciò ha comportato un restyling totale all’interno del club, compresa la divisa da gioco, per adeguarsi alle nuove linee guida. La maglia prodotta per quella stagione dalla Roma fu estremamente innovativa per l’epoca, appositamente per evidenziare il nuovo rispetto al passato, tanto nello stemma quanto nel kit.
Gratton e la AS Roma insieme dal 1977/1978
Dall’annata 1977/1978, quindi, il lupetto è comparso sulla maglia indossata negli anni da alcuni dei calciatori più forti di sempre. Non solo il nuovo kit con era innovativo, ma era anche così stilisticamente attraente che rimane uno dei preferiti di molti tifosi ancora oggi. Eppure, tutto sarebbe potuto cambiare presto.
Quando l’era Anzalone giunse rapidamente al termine, Dino Viola prese il sopravvento. Era una persona colta e gentile, un grande tifoso della Roma, ma non amava troppo il Lupetto. Gratton ha rivelato che il presidente provò, anche se con poca decisione, a farne modificare leggermente la bocca, poi lasciò perdere, a causa del gradimento del lavoro di Gratton da parte dei tifosi della Roma. I successi di quegli anni dei giallorossi, poi, hanno reso quel simbolo amato e intoccabile, anche per una questione scaramantica.
Il Successo di Gratton nel mondo del calcio
Dopo quel lavoro, altri club contattarono Gratton per intraprendere un progetto simile, tra cui la Lazio a cavallo degli anni Ottanta ed il Bari ad inizio anni Novanta. Ma soprattutto, il Lupetto della Roma ha portato Gratton all’attenzione di coloro che gestiscono il calcio, quando ha bussato alla sua porta addirittura il presidente UEFA, e vicepresidente FIFA, Artemio Franchi. Il noto dirigente sportivo italiano ha fatto lavorare Gratton come grafico per diversi eventi organizzati dalla UEFA, e molti dei simboli che ha creato sono diventati icone dei più importanti eventi calcistici degli anni ’80 e ’90.
Oggi nel mondo del calcio sono cambiate molte cose, probabilmente in peggio da allora. Troppe persone e aziende cercano di fare soldi con questo sport straordinario e popolare. Tutto ciò ci porta al punto di partenza, lo stemma, che resta l’unica parte intatta del moderno kit da calcio, l’unica amata incondizionatamente dai tifosi.
Gratton, andatosene ad 81 anni nel 2020, con il suo Lupetto tanto amato rimane, proprio per questo, indelebile.
Il Lupetto di Gratton – VIDEO
Nel video che segue, un estratto dal docufilm “Mio Padre” incentrato sulla vita di Piero Gratton.
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