Alì Dia, l’impostore d’Africa!

La storia di colui che riuscì con l'inganno a farsi ingaggiare e ad esordire in Premier League, spacciandosi per cugino di George Weah.

“Pronto, parlo con mister Souness? Sono George Weah! Senti coach, ti chiamo per raccomandarti un fenomeno, chi lo prende fa un affare! Attualmente gioca nella seconda divisione tedesca, ma ha segnato valanghe di goal. Giocava con me nel PSG, il suo nome è Ali Dia! E’ mio cugino!
Cominciò così la magnifica storia di Ali Dia, un “talento della campagna” prestato per un solo giorno al pallone, il tempo di forgiare una leggenda ancora oggi tramandata come quella del calciatore più scarso di sempre!

“Pronto? Sono Weah!”

Proveniente “dall’ombelico del mondo” e distante dal gioco del calcio quanto la Terra dal Sole, ovviamente senza avere alcuna reale parentela con il fenomeno liberiano del Milan George Weah, grazie ad uno scherzo telefonico riuscì nell’impresa più incredibile.
Già, con una burla tipo quelle che si fanno agli amici nelle notti insonni, Alì è riuscito a disputare 53’ in Premier League con la maglia del Southampton. E’ nata proprio così la più grande truffa nella storia del calcio.

Tanti tentativi andati a vuoto

Quella telefonata ai “Saints” non fu la sola: ce ne furono almeno altre due. Le “vittime” furono Harry Redknapp, all’epoca sulla panchina del West Ham, che fiutato lo scherzo agganciò prontamente, e Gordon Strachan, allenatore del Coventry. Strachan fu il primo a scommettere sulla gazzella senegalese. Lui stesso racconta: “Anche se la telefonata mi era sembrata strana, ho voluto concedere al ragazzo una chance. Era stato deciso che si sarebbe potuto allenare con noi, ma io quel giorno non c’ero. Perciò dissi al mio assistente, Gary Pendry, di dargli un’occhiata facendolo giocare in una partita otto contro otto. Al mio ritorno, chiesi a Pendry come fosse andato e lui mi rivelò di non aver mai visto uno così scarso. Tanto che pensò che fosse uno di quelli che aveva vinto il premio “Evening Telegraph” (premio grazie al quale una persona comune poteva allenarsi per un giorno con i suoi beniamini, organizzato dall’omonimo giornale). Andai quindi da Dia e declinai la sua candidatura“.


E poi… il Southampton cade nel tranello

La storia sarebbe già bella così, e invece fu la terza telefonata a trasformare il sogno in realtà. Quella fatta al Southampton. Complice la goleada rimediata dall’Everton nella giornata precedente (1996, undicesima giornata di Premier Leagu, Everton-Southampton 7-1) e la marea di infortuni che si abbatté sulla squadra, Souness accolse le parole del falso Weah come una manna dal cielo. E accettò di mettere sotto contratto di prova il fantomatico cugino dell’africano.

Un sogno che diventa realtà

La storia di Ali Dia divenne realtà passando per una serie di incredibili vicissitudini. Prima tra tutte il rinvio dell’amichevole contro l’Arsenal. Il caso volle che un biblico acquazzone si abbattè sul The Dell impedendo la disputa della sfida. Il Daily Echo addirittura titolò “Oh -Dia! Il giocatore fermato dall’acqua rimanda il suo esordio”. In realtà è un bene, perché Ali Dia avrà altri tre giorni prima di sconfortare col suo “non-calcio2 i 15.000 tifosi dei biancorossi.
La partita della tragedia sportiva è la dodicesima di Premier League, Southampton-Leeds, il minuto è il 32’ si fa male Le Tissier, ultimo attaccante della rosa, nonché gioiello della squadra. Souness si gira verso la panchina e non ci pensa su due volte: “Dia tocca a te!”. Con queste parole il sogno si materializzò!
“Sembrava Bambi, il cerbiatto della Disney, che cercava di rimanere in equilibrio su una lastra di ghiaccio” – così lo descrive Le Tissier a FourFourTwo“Per quasi un’ora non toccò mai la palla, forse era una strategia per non mostrare a tutti che era davvero imbranato“.

La fuga di “Bambi”

Le Tissier rese abbastanza l’idea dello spettacolo inverosimile, però aveva sbagliato favola. Ali Dia non era Bambi, era Cenerentola! La sua mezzanotte coincise con la fine della partita, quando tra lo stupore generale approfittò del caos generato dalla sua prestazione e si dette alla macchia. Lasciando pagare alla squadra anche il conto dei tanti extra richiesti nella sua stanza d’albergo.
Da quel momento in poi, Ali Dia si volatilizzò nel nulla, di lui però rimane l’impresa di averla fatta in barba a tutto il mondo del calcio. Compresi i tifosi inglesi che, per non dimenticare quegli assurdi 53’, ancora oggi ad anni di distanza intonano il coro : “Ali Dia is a Liar! is a Liar! is a Liar!”.

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