Finirà mai l’era zemaniana? Avrà mai termine il grande amore per un calcio di pura emozione al cardiopalma? La risposta è no. Non finirà mai. Perché Zeman non è solo calcio, è IL calcio. Non certo quello con qualche schema e due passaggi, è calcio vero! Una rara qualità da lui stesso creata. La base del suo credo? Molto semplice: segna 5 gol a patto che l’avversario te ne faccia almeno 4.
Da questo semplice stile poi nascono tutta una serie di derivazioni: sei in vantaggio ma tu continua a segnare fino al 90°; vittoria sì, ma soltanto con uno massimo due gol di scarto dall’avversario. Insomma, segna e continua a farti segnare fino al 90°, pensando sempre ad attaccare.
Le “creature” di Zemanlandia
Non scordiamoci, poi, che il calcio zemaniano ha generato virgulti di alta classe, giovani talenti che sono una vera e propria élite del calcio. Facile pensare subito a Signori, Totti, Rambaudi, Fuser, Veratti, Insigne, Candela… ma ci sono esponenti altissimi anche del calcio caprino. Torna in mente quell’ultima annata meravigliosa del boemo a Roma dove brillavano nel firmamento dello sport due stelle pregiate come Iván Piris ed il funambolico Panagiōtīs Tachtsidīs. Quest’ultimo vero pupillo del boemo, preferito dal “Maestro” anche ad un certo Daniele De Rossi.
Ora, però, non siamo qui per tessere la storia delle gloriose gesta del boemo, ma per raccontare un storia più recente. È quella che vede un aspirante giovane allenatore in serie A con Zeman, ancor lui, sempre nel cuore. Uno che non ha abbandonato la zemaniana via e che, tra alti e bassi, vorrebbe riportare al centro quel calcio appassionante, con il suo attacco a testa bassa e la sua “rocciosa” difesa. Questo giovane uomo si chiama Roberto De Zerbi, attualmente allenatore del Sassuolo.
Il “credo zemaniano” di Roberto De Zerbi
In una recente intervista sul Corriere dello Sport, egli parla fieramente:
Intervistatore: “Se le dicono che per le tanti reti subite lei è un po’ zemaniamo, cosa risponde?”
De Zerbi: “Essere zemaniano per me è un complimento perché Zeman è uno dei pochi allenatori che ha cambiato questo gioco. Se mi paragonano a lui, sono orgoglioso”.
Una bellissima dichiarazione d’amore insomma, e soprattutto l’ammissione che nella persona di Zeman c’è stato un passaggio chiave nella storia del calcio italiano, forse mondiale. Certo, la strada è lunga e tortuosa. Essere zemaniani al 100% non è facile, tantomeno scontato. Non basta infatti la conoscenza della regola di base (il Sassuolo infatti di reti ne prende tante, ma segna anche molto). Non è sufficiente avere un cannoniere pregiato come Ciccio Caputo nè bastano gli uomini giusti come Peluso, Locatelli, Boga e soprattutto Defrel, quando si ricorda che a calcio si deve segnare. Già, queste cose non bastano.
Un allenatore sulla buona strada
Possiamo dire che De Zerbi ha una buona base su cui costruire un gioco di qualità ottimale, soprattutto perché il Sassuolo dispone quest’anno di Caputo. Ma arrivare ad una specifica di razza boema, allora, è tutta un’altra storia. Questo è lo stesso de Zerbi a saperlo. Il calcio del boemo è fatto di sfumature che lo rendono unico nel genere. Primo fra tutti, il più evidente: i gol da prendere? No, ma i pacchetti di sigarette consumati durante le partite. Sembra facile, ma non lo è mai, calcolare la quantità di tabacco consumata da Zeman nei tanti anni di onorata carriera calcistica. Si dice che James Pallotta abbia dovuto usare più del 50% dei soldi delle plusvalenze giallorosse per pagare tutti i pacchetti di sigarette consumati dal boemo. Tale diceria poggia pure su una presunta partnership proposta dal bostoniano ai grandi produttori di tabacco: Marlboro, Camel, Multifilter o qualche ricco magnate cubano. Uno studio americano, tra l’altro finanziato dallo stesso Pallotta, ha dimostrato che prendendo come unità di misura di base un pacchetto di sigarette da 20 e moltiplicandolo per un consumo di uno ogni 15 minuti di partita, poi successivamente moltiplicato per il numero totale di presenze calcistiche di Zeman nelle varie panchine, si dovrebbe arrivare a quella che è 1/3 della quantità totale di idrocarburi rilasciati dalle industrie chimiche di Cina e India insieme. Praticamente un record difficilissimo!
Un mistero “fumoso”
Un tratto di personalità calcistica altissimo, probabilmente troppo grande da colmare. Attualmente, forse, solo Maurizio Sarri poterebbe vantare un polmone da cane dalmata così potente. Vai capire poi perché il fumo c’entri con il calcio di Zeman, o proprio con il calcio in generale, questo è proprio un mistero. Un insondabile mistero caprino, uno di quelli che devono restare così: senza soluzione.
Questo De Zerbi lo sa bene: un po’ perché la dirigenza del Sassuolo, giustamente, preferisce spendere il denaro in un mercato decente per i giusti obiettivi di campionato. Un po’ perché, diciamolo, il fumo fa male, ed è sempre meglio evitarlo.
Un mistero “fumoso”
In ogni caso, il grande amore per Zeman però resta in Roberto De Zerbi. Anzi di più, brucia ardentemente in lui, proprio come un mozzicone di sigaretta del boemo. Non sappiamo come andrà il Sassuolo quest’anno, nè se mai De Zerbi arriverà ai livelli del calcio zemaniano. Di certa, per noi, c’è solo una cosa: dovunque c’è amore, c’è calcio caprino. Se è poi amore per un boemo, sarà un calcio caprino boemo.