Milan-Lazio: Non è una barbarie, è calcio caprino!

Discussioni e polemiche per l'episodio avvenuto in Milan-Lazio con protagonisti Kessie, Bakayoko e... la maglia di Acerbi.

Quanta polemica dopo il gesto del “duo” Kessie Bakayoko. Troppa polemica. Solo polemica quando il calcio tenta di fare un balzo evolutivo, quando nella nostra Serie A accadono episodi che possono essere concrete svolte per un campionato altrimenti solamente intriso dal triste sapore del “già saputo”.
La polemica, spesso e volentieri, è come un narcotico della memoria: ci fa dimenticare quegli imprevisti, tipici e allo stesso tempo eccezionali, della quotidianità. Perché se parliamo di quelle eccezionalità, ormai cementate come le mura di una cattedrale, solite (ma mai banali!) del calcio caprino, allora la polemica tinta di politically correct è proprio fuori luogo.

I fatti di Milan-Lazio

Sabato c’è stata Milan-Lazio, una sfida che ha lo stesso sapore di gorgonzola contro pecorino. Da un lato, una milanese guidata dall’ancora ringhiante montone di Corigliano Calabro, Gennaro Gattuso, e dall’altro il club biancoceleste, pioniere del calcio caprino che ha dato, e dà, lustro a calciatori di maestosa tecnica. Pensiamo a Lequi, Vignaroli, Patric, Kakuta e agli indimenticabili gemelli Filippini, solo per citarne alcuni.
Un grande match insomma, dove il lunario lo sbanca il Milan con un rigore al 79′, assegnato dopo il sublime, ma incompreso, placcaggio di Riza Durmisi e successivamente segnato da Kessie.
Una partita caratterizzata da tanti episodi. Non solo il rigore che determina il risultato finale, ma anche quelli negati a entrambe le formazioni, l’espulsione di Inzaghi e la non espulsione di Gattuso.

Il gesto di Kessie e Bakayoko

Il calcio caprino è fatto così: quando sembra raggiungere un picco ecco che proprio in quel momento ti sorprende ancora e ancora di più. Quando il gesto folle di Durmisi sembra dettare il culmine della partita, ecco che arriva la svolta. A fine partita, sale in cattedra il duo Kessie Bakayoko che, dopo lo scambio delle maglie, sfoggia sotto la curva rossonera la maglia numero 33 di Acerbi come un trofeo. Come gli epici guerrieri, come Achille sotto le mura di Troia che traina le spoglie dello sconfitto Ettore. Immagini di virilità, di un calcio guerriero che da sempre ha contraddistinto nostra Serie A.
Lo fanno perchè il calcio caprino è sia innovazione che tradizione: una sorpresa che passa per la tradizione. Il girare per i campi di battaglia con le spoglie, armature, vesti o il corpo dello sconfitto sono usanze virili dimenticate, cui solo il calcio caprino è in grado di ridar vita in Serie A.

Un mare di polemiche tra Milan e Lazio

Ma allora perché la polemica? Perché ci vogliono inculcare un calcio senza emozioni forti?! Che motivo c’è di condannare fatti colorati di forti tinte caprine?! E poi questo senso di sconcerto ingiustificato, come se il caprinismo non ci fosse mai stato?! Inammissibile!

Il calcio caprino è la realtà sorprendente della Serie A! Lo è sempre stato, dai tempi di Taribo West e ancor prima. È quel fenomeno eccezionale che, pure quando Allegri ti vince un ennesimo scudetto con la Juventus, ti lascia comunque sempre meravigliato: soprattutto perché poi ti ricordi che l’allenatore è Allegri…

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I nostri articoli sono dedicati a coloro che trovano un momento di gloria senza mai essere stati dei numeri uno, a quelli che ci sono rimasti nel cuore non per la loro tecnica o per i trofei in bacheca ma piuttosto per quel loro modo, unico ed assolutamente “caprino”, di essere.

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