Nicola Pozzi: storia di un bomber

"Rimpianti per la mia carriera piena di infortuni? No, ho realizzato il sogno che avevo in mente da bambino. Mi basta e avanza per essere felice e in pace con me stesso". (Nicola Pozzi)

292 presenze in carriera, 75 gol. Tanti anni di battaglie sui campi dalla C alla A, un presente in Serie D dove sta concludendo la sua parabola calcistica nel San Donato Tavarnelle, di cui è anche capitano. Tutto questo (e molto di più) è Nicola Pozzi da Santarcangelo di Romagna, noto al mondo anche, semplicemente, come “il bomber“.

Un predestinato

182 cm di esplosività, il fiuto del gol dell’attaccante che sottoporta non perdona mai e “… quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così… “ da bravo ragazzo: Nicola sembra avere tutto quel che serve per sfondare, ed infatti sin da giovanissimo inizia a farsi la nomea di “enfant prodige” del calcio italiano.
Purtroppo, però, la sua carriera verrà minata da numerosissimi infortuni che ne pregiudicheranno il rendimento e, innegabilmente, la possibilità di rispettare le grandi aspettative che venivano riposte in lui.
Solo per questo motivo Nicola ha avuto una carriera inferiore rispetto a quella che tutti si sarebbero attesi da un ragazzo che, a soli 18 anni, segnava con la maglia del Milan a San Siro contro la Juventus nel prestigioso “Trofeo Berlusconi”, spingendo così il club rossonero ad investire rapidamente ben 2,5 milioni di euro per strapparlo alla concorrenza e tesserarlo dal Cesena.

Le prime esperienze in prestito

Siamo nella stagione 2003/2004, e Nicola viene quindi “girato” prima al Napoli (all’epoca in C), poi al Pescara in B nella seconda metà della medesima annata, infine passa all’Empoli con cui esordisce in Serie A a 19 anni, disputando in toscana la stagione 2004/2005 e realizzando anche le sue prime reti nel maggior campionato italiano, entrambe al Lecce (una all’andata ed una al ritorno, con grande “par condicio”).
Rimarrà all’Empoli per 5 stagioni, esordendo anche in Coppa UEFA, prima di trasferirsi a Genova, sponda Sampdoria, nell’estate del 2009.

Gli anni con la Samp

In blucerchiato trascorre altre 5 stagioni stabilendo, nella stagione 2011/2012, il proprio record personale di marcature in Serie A, ben 15 in 28 presenze. Quello con la Samp è un matrimonio bellissimo, il punto più alto della sua carriera, che bomber Nicola Pozzi ricorda così: “Anche se ho giocato in tante squadre il mio cuore è blucerchiato. Il legame coi tifosi, le soddisfazioni che mi sono tolto con quella maglia, il rispetto e l’affetto che la gente ogni volta che torno mi riserva, sono cose che mi hanno segnato. Non so se le nostre strade un giorno si incontreranno di nuovo, sarebbe bello. In ogni caso io continuerò sempre a tifare Samp“.

Tanti, troppi infortuni

Da lì in avanti, però, gli infortuni divengono suoi immancabili e sgraditissimi compagni d’avventura, e la sua parabola inizia a discendere vorticosamente. Si trasferisce a Siena, Parma, Verona (sponda Chievo) e infine Vicenza, ma nulla è più come prima.
E se non bastasse, la stagione 2015/2016 si conclude con una batosta tremenda: rimane per la prima volta in carriera svincolato.

Bomber Nicola Pozzi non si arrende mai

In questo momento mollare sarebbe facile per tutti, ma “il bomber” non si arrende, così accetta di scendere di categoria in Serie C e firma con la Pro Piacenza. Andrà in campo solo 7 volte per un totale di 91′ minuti, eppure realizzerà 2 preziosissime reti per la tranquilla salvezza della compagine emiliana.
Ed è qui che, con non poco orgoglio, vi rivelo che ho avuto il privilegio di assistere personalmente ad una delle sue realizzazioni: è il 1 Aprile 2017, la Pro Piacenza è di scena sul campo (di patate…) della Racing Roma fanalino di coda.

Una sfida per uomini veri

La gara è bruttissima, bloccata, immensamente “caprina” nei contenuti tecnici e tattici. La formazione romana è alla ricerca di punti salvezza, i (pochi) sostenitori presenti sugli spalti, quindi, riscaldano l’ambiente “puntando” in particolare proprio Pozzi, seduto in panchina e subissato di insulti d’ogni tipo, in particolar modo quando comincia, a metà ripresa, il riscaldamento. In tanti, non sapendo a cosa sarebbero di lì a poco andati incontro, apostrofano il buon Nicola di essere un “giocatore finito”, un “ex calciatore”, lo invitano a ritirarsi e ne criticano il peso forma. Stolti, loro, e signore lui, che non fa una grinza e continua a prepararsi a rispondere nel luogo che più gli è congeniale: sul campo.

Entra lui e la risolve!

Così, al minuto 80‘, mister Pea lo getta nella mischia per il finale di gara, e il bomber di Stantarcangelo non tradisce: appena entrato sul terreno di gioco, “NP9” è una furia, inizia a fare a sportellate con tutti e va subito vicino al gol con un bel tiro respinto dal difensore Caldore all’ultimo istante.
Ma l’appuntamento con la rete è solo rimandato, ed arriva allo scoccare del 90′: il nostro eroe, che dalla sua non avrà il ritmo partita ma straborda dell’esperienza tipica dell’attaccante di razza, esplode un sinistro velenoso e mortifero da fuori area che sbatte sul disastrato terreno di gioco e finisce per scavalcare il portiere locale dopo un rimbalzo beffardo. Chi ha avuto la fortuna di trovarsi lì quel giorno, come il fortunato sottoscritto, ha potuto immediatamente dopo assistere ad una delle più belle, pure e soprattutto CAPRINE esultanze della storia ultracentenaria del gioco del calcio.

L’esultanza

Nicola Pozzi è tarantolato, scansa l’abbraccio dei suoi compagni di squadra e corre sotto la tribuna dei tifosi della Racing per urlare loro, con rabbia, tutto quello che, in precedenza, si era silentemente tenuto dentro: momenti bellissimi, intensamenti caprini nella loro genuinità, nello sfogo di un uomo, prima ancora che di un calciatore, che nella sua carriera ha raccolto infinitamente meno di quel che avrebbe meritato per colpa dei tanti, troppi, infortuni.
Un “pesce d’aprile” che quelli della Racing, a fine stagione retrocessi di un soffio, non avrebbero mai dimenticato, e che portò nell’immediato dopo partita alle dimissioni del tecnico Giannichedda.

Un gol scritto nel destino

Non credo sia un caso che quella rete sia stata anche l’ultima realizzazione in assoluto di Pozzi nel calcio professionistico (ovvero delle prime tre serie): nella sua esultanza smodata, e a mio parere giustificatissima, si è materializzato il più perfetto e catartico “momento caprino”. Oltre, quindi, non poteva e non doveva esserci nulla. E così è stato.

Grazie perciò a “bomber” Nicola per avermi reso, senza saperlo, uno dei pochissimi privilegiati ad aver assistito a questa storica”perla”. E, fin quando lo vorrai, ti auguro di continuare a divertirti ed a regalarci emozioni sui campi della D o dovunque le tue forze e la tua grinta di eterno lottatore ti consentiranno, ancora, di spingerti.

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I nostri articoli sono dedicati a coloro che trovano un momento di gloria senza mai essere stati dei numeri uno, a quelli che ci sono rimasti nel cuore non per la loro tecnica o per i trofei in bacheca ma piuttosto per quel loro modo, unico ed assolutamente “caprino”, di essere.

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