Sforza, l’Inter e “Tre Uomini e una Gamba”

Il centrocampista svizzero approdò all'Inter di Hodgson e Moratti con grandi ambizioni, ma di lui ci si ricorda solo per... una battuta nel celebre primo film di Aldo, Giovanni e Giacomo!

Il binomio Sforza Inter rimane indissolubile nonostante sia trascorso oltre un quarto di secolo da quando il centrocampista svizzero vestì, per una sola sciagurata stagione, la maglia nerazzurra.
E allora, come mai ancora oggi tutti ricordano questa sua esperienza italiana? Tutto “merito” di una battuta divenuta ormai cult nel film “Tre Uomini e una Gamba” di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Chi è Sforza?

Ciriaco Sforza nasce in Svizzera nel marzo del 1970. Suo padre era un imbianchino italiano emigrato in cerca di fortuna. Sforza comincia la carriera con l’Aarau nella stagione 1989/1990, per poi trasferirsi l’anno successivo al quotatissimo Grasshoppers. Il giovane Ciriaco è un vero e proprio “enfant prodige”, essendo il più giovane professionista a debuttare nel massimo campionato elvetico. Dopo tre anni di grandi prestazioni condite dal titolo di “Miglior Giocatore del Campionato Svizzero” nel 1993 passa in Bundesliga, al Kaiserslautern.
Due eccellenti annate da 15 gol in 60 presenze gli valgono, nel 1995, il passaggio al prestigioso Bayern Monaco, con cui vince la Coppa UEFA. A soli 25 anni, Ciriaco Sforza è dunque al top della forma e della carriera, avendo anche partecipato con la maglia della Nazionale Svizzera al Mondiale del 1994 negli Stati Uniti.

Sforza all’Inter

Già nel 1991 il Napoli di Ferlaino era stato vicinissimo ad ingaggiarlo. Cinque anni dopo, nell’agosto del 1996, finalmente Sforza approda in Serie A, fortemente voluto da mister Roy Hodgson per la sua Inter.
Partiti da una richiesta iniziale di 17 Miliardi di Lire, i nerazzurri riescono sorprendentemente ad assicurarselo per “soli” 6 Miliardi, facendogli firmare un triennale da 600 Milioni a stagione.
Hodgson, che lo aveva già allenato nella Nazionale elvetica, vuole affidargli le chiavi del centrocampo dell’Inter. L’avvio è promettente, con il gol vittoria all’esordio contro l’Udinese che sembra far presagire una stagione importante. Le cose però vanno diversamente, Sforza si dimostra lento e statico, con scarso senso della posizione, non riuscendo ad adattarsi ai ritmi del campionato italiano.

Il dualismo tra Sforza e Ince

L’annata interista di Sforza fu segnata dall’acceso dualismo con il mediano inglese Paul Ince, regista centrale come lui. Hodgson, per far giocare Sforza, schierava Ince come esterno di centrocampo, posizione detestata da quest’ultimo che finiva regolarmente per spostarsi autonomamente al centro. Tutto questo lo portava a “pestarsi i piedi” con Sforza, creando anche pericolosi equivoci tattici lasciando sguarnita la fascia di sua competenza. Così, Sforza ed Ince finirono spessissimo per litigare in campo, a volte anche mandandosi platealmente a quel paese.
Inevitabilmente, a fine stagione, dopo 26 partite ed 1 solo gol in campionato, 11 gare e 3 reti in Coppa Uefa e 3 presenze in Coppa Italia, Sforza alza bandiera bianca e chiede la cessione. La sua ultima gara in nerazzurro è stata la finale di Coppa UEFA persa ai rigori il 21 Maggio 1997 contro lo Shalke 04. “Vendicata” l’anno successivo con la storica rete di Taribo West.

La Carriera di Sforza dopo l’Inter

Nel 1997/1998 Sforza torna così al Kaiserslautern, con cui vince subito la Bundesliga. Dopo tre buone stagioni, nel 2000 passa nuovamente al Bayern con cui, in due annate, vince tutto: Campionato, Champions League e Coppa Intercontinentale. Ritorna quindi 32enne al Kaiserslautern per poi ritirarsi dal calcio a metà della stagione 2005/2006 quando, dopo un litigio con l’allenatore Michael Henke, rescinde il contratto con 8 mesi di anticipo.

Sforza in “Tre Uomini e Una Gamba”

Sforza Inter è, come già detto, un binomio rimasto nella memoria degli appassionati di calcio anche per essere stato citato nel film di Aldo, Giovanni e Giacomo “Tre uomini e una gamba”. Un grandissimo successo girato nell’estate del 1997, proprio al termine dell’unica, dimenticabile, annata interista di Sforza. Ricoverato in ospedale per una colica renale, Giacomo indossa come pigiama una maglia dell’Inter, prestatagli da Aldo, con il numero 21 ed il nome di Sforza. Giovanni chiede ad Aldo come mai avesse comprato proprio la maglietta di Sforza, e la risposta è tutta da ridere: “Eh, quella di Ronaldo era finita!”. Per quello che è diventato subito un cult.
Sforza infatti è ancora oggi ricordato più per questa citazione nel film che per quello che fece vedere a San Siro. A tal proposito ha recentemente dichiarato: “Si, ho visto alcune scene di “Tre Uomini e una Gamba”. E se le persone si ricordano di questo film, e quindi anche di me, allora posso prenderlo come un complimento. Diciamo che la vivo come una cosa positiva”.

Ciriaco Sforza Oggi

Dopo il ritiro, Sforza ha intrapreso la carriera di allenatore. Dal 2006 ha iniziato ad allenare nel campionato svizzero, sedendosi sulla panchina di club importanti come Lucerna, Grasshoppers, Thun ed FC Wil.
Ad oggi (stagione 2020/2021) allena il Basilea.

“Quella di Ronaldo era finita!”

Nel video che segue ecco la celebre scena di “Tre Uomini e una Gamba” che ha reso immortale Sforza.
Del resto, se la maglia di Ronaldo era finita… bisognava pur prenderne un’altra! ^^

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