Bidoni del Calcio

Nella nostra Serie A, tantissime sono state le meteore che non sono riuscite a lasciar traccia del loro passaggio, se non in negativo. Ecco una piccola selezione di "bidoni" transitati nel nostro campionato.

Con il Natale ormai alle porte, arrivano anche i regali! Dopo avervi già ampiamente parlato degli originalissimi regali di Natale dei calciatori, oggi analizziamo i “pacchi” che i presidenti hanno involontariamente rifilato alle proprie squadre! In perfetto stile caprino, andremo a mettere il sale sulle ferite dei tifosi dei vari club, stilando una lista dei peggiori giocatori che hanno calcato il terreno di gioco della Serie A. Ecco alcuni bidoni del calcio!

Darko Pancev il Cobra sdentato dell’Inter

Anno 1992, Darko Pancev approdaa Milano sponda neroazzurra per stregare i tifosi e la dirigenza interista, che lo ha fortemente voluto. Arrivato con il soprannome di “Cobra” in virtù delle sue conclamate abilità e qualità sottoporta, che nel 1991 lo avevano portato a sfiorare la storica doppietta Scarpa d’Oro\Pallone d’Oro (arrivò secondo), Darko fu capace in poco meno di una stagione di far ricredere tutti, inanellando prestazioni horror!
Il Pancev dell’anno precedente era sparito, tanto che impiegò cinque mesi per segnare il primo goal in Serie A. La sua disastrosa parentesi all’Inter si concluse nel 1994 con soltanto 2 goal segnati. Che pacco!

Bidoni del Calcio – Bachini il terzino dei sogni

“Buffon dal Parma alla Juventus per 105 miliardi (70 più il cartellino di Bachini)”. No, non è il titolo di un articolo del giornale satirico Lercio, ma quello con cui i quotidiani ufficializzarono la trattativa tra la dirigenza della Juventus e quella del Parma per portare in bianconero uno dei calciatori più forti del mondo. In cambio di Buffon, con una valutazione di 35 miliardi passò al Parma il carneade Bachini.
Questo calciatore, con un cartellino “importante” tanto quanto il suo naso, è ancora oggi uno degli acquisti più costosi della storia del Parma. Inutile dire che il terzino ex Udinese, capace alla Juventus di togliere il posto a un certo Thierry Henry, è prima rapidamente finito in panchina al Parma e poi, altrettanto velocemente, per direttissima nel dimenticatoio.

Calcio Bidoni – Dhorasoo, l’indispensabile (?)

Dalle Isole Mauritius ecco l’idea esotica della dirigenza del Milan, impazzita per il talento di Vikash Dhorasoo. Siamo nell’estate 2004 e, in realtà, il nazionale francese in quel momento sta avendo una scintillante carriera al Lione, con cui ha vinto 2 Scudetti e 2 Supercoppe di Francia tra il 2002 e il 2004.
Presentato come un tassello indispensabile per il gioco di Carletto Ancelotti, il francese riuscì ad entrare di diritto solamente tra i volti della trasmissione di Rai3 Chi l’ha Visto?”, non certo nel centrocampo rossonero. Collezionando una decina di gettoni in Serie A e 3 sole presenze, da subentrante, in Champions League, lo sfortunato periodo del francese al Milan si concluse senza acuti e, ovviamente, senza gloria.

Lazio: Gaizka Mendieta il factotum del centrocampo

Alla fine degli anni ’90 in Spagna si parla di un centrocampista da sogno, capace di dettare tempi di gioco e vincere le partite da solo. Il suo nome è Gaizka Mendieta.
Metronomo polivalente ed estreamente tecnico, Mendieta fu capace di calamitare su di sé le attenzioni di tutto il calcio europeo, con una serie di prestazioni magistrali mentre vestiva la maglia del sorprendente Valencia di Hector Cuper. Il talento basco fu la risposta del presidente  della Lazio alla vendita di Pavel Nedved alla Juve.
Peccato che Cragnotti, come dice il santone “Quelo”, interpretato da Corrado Guzzanti, non si sia ricordato di una cosa molto importante: “La risposta è dentro di te… però è sbagliata!”. La scelta di Mendieta fu infatti disastrosa: pagato 89 miliardi, giocò 20 partite senza brillare, non realizzando alcun gol. Inevitabilmente, venne rispedito in Spagna fine stagione.

Bidoni del Calcio: Brillante, un canguro a Firenze

Chiunque segua il calcio non può non ricordare la prima esperienza triennale dell’“Aereoplanino” Vincenzo Montella sulla panchina della Fiorentina, molto migliore del poco fortunato (eufemismo) ritorno del 2019. L’avventura a Firenze dell’ex punta della Roma fu accompagnata da quella che è a tutti gli effetti una figura mitologica del calcio nostrano: l’australiano Joshua Brillante. Del “canguro” si ricordano i 35’ minuti di inutilità più assoluta nella partita Roma- Fiorentina, gara d’esordio della stagione 2014/2015 vinta dai giallorossi 2-0. Quello sconcertante primo tempo fu anche l’ultima apparizione in viola del ragazzo australiano, poi prestato all’Empoli e al Como prima di tornare in Australia. La Fiorentina intanto, liberatasi di lui, arrivò addirittura al 4° posto.
Nella mente dei tifosi viola è ancora oggi impossibile cancellare sia il, pur breve, ricordo di Brillante in campo che l’inspiegabile sorriso di Vincenzo Montella dopo le numerose sconfitte del già citato non memorabile “bis” in viola nel 2019.

Fabio Junior, è arrivato l’Uragano a Roma!

In Brasile lo chiamano“Uragano Blu”, come il colore della maglia del Cruzeiro con cui segna un buon bottino di reti. Il valore stimato è di 32 miliardi di lire, di cui 2 per prenderlo subito. L’allora presidente giallorosso Franco Sensi si espresse sul suo investimento dicendo: “Fabio Junior? Ho preso uno meglio di Montella. Siamo nel 1999 e non c’è ancora YouTube, perciò tutto ciò che hanno i tifosi per verificare la bontà di tale investimento è un VHS pubblicato dal Corriere dello Sport. La triste storia di quella videocassetta dal titolo “E’ arrivato l’Uragano!” è diventata leggenda, così come le gesta di Fabio Junior in Serie A. Alla fine della sua prima e unica stagione a Roma, il temibilissimo Uragano, più somigliante a Aldo Baglio per le fattezze che al fenomerno Ronaldo per le qualità tecniche, si tramuta in un “Venticello”. E, di fatto, sparisce dai radar del calcio che conta, a soli 23 anni.

E voi? Ricordate questi bidoni del calcio? O anche qualche altro bidone non in lista? Ditecelo nei commenti!

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Il Mondo Lana Caprina

I nostri articoli sono dedicati a coloro che trovano un momento di gloria senza mai essere stati dei numeri uno, a quelli che ci sono rimasti nel cuore non per la loro tecnica o per i trofei in bacheca ma piuttosto per quel loro modo, unico ed assolutamente “caprino”, di essere.

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