Giovanni Tedesco cuore di Capitano

Tra i calciatori più amati a Perugia e Palermo, due piazze dove è stato anche Capitano, Giovanni Tedesco si è distinto come centrocampista di eccezionale leadership, dinamismo e grinta, capace anche di realizzare diverse marcature.

Ha giocato a calcio da professionista per ben 20 anni, tra il 1990 ed il 2010, dando sempre tutto sul campo e togliendosi anche diverse soddisfazioni. Apprezzato da tutti i tifosi delle sue squadre (e non solo) per abnegazione e carisma da vendere, Giovanni Tedesco è certamente stato un simbolo del Perugia e del “suo” Palermo, squadra che poi ha anche allenato. Ripercorriamo insieme la sua storia sportiva.

Giovanni Tedesco, Palermitano DOC

Giovanni Tedesco nasce a Palermo nel maggio del 1972, e da subito cresce a pane e calcio. L’amato nonno Salvatore era infatti il custode dello storico “Campo Malvagno” di Palermo, inevitabilmente quindi i nipoti erano di casa in quei luoghi, dove iniziarono a coltivare la passione per lo sport, oltre che per i colori rosanero.
La prima grande occasione per Giovanni arriva però in Calabria, visto che è con la maglia della Reggina, in Serie B, che esordisce tra i professionisti nella stagione 1990/1991. Dopo tre ottime stagioni, guadagna la chiamata della Fiorentina, con cui nel 1993/1994 ottiene la promozione in Serie A e l’esordio nella massima serie l’anno seguente.
Gioca poi due anni a Foggia e uno alla Salernitana, quindi nel 1998/1999 arriva il trasferimento al Perugia, quella che diventerà la sua seconda casa, e la squadra con cui raccoglierà più presenze e gol in carriera.

Gli anni di Giovanni Tedesco al Perugia

In biancorosso, Giovanni Tedesco rimane per ben 6 stagioni, tutte in Serie A, offrendo un rendimento altissimo e diventando un idolo della tifoseria perugina, che ancora oggi non lo dimentica. Sia con Castagner che con Carlo Mazzone, fino al lungo periodo di Cosmi, Giovanni è un punto fermo del Perugia, di cui diviene anche Capitano.
In questi anni dimostra buone doti realizzative, in particolare grazie agli inserimenti tra le linee ed ai colpi di testa, che divennero una sua “inusuale” specialità nonostante l’altezza di 1,70 m. Nella stagione 2000/2001 riuscì addirittura a realizzare ben 8 reti. Se a tutto questo si aggiungono la grinta di un leone, che lo portava a non risparmarsi mai, e le doti di leadership nello spogliatoio e fuori, è facile capire perché Giovanni Tedesco sia inevitabilmente entrato nel cuore dei tifosi umbri.
Con il Perugia mette assieme 154 presenze e 24 gol totali, con la grande soddisfazione della vittoria della Coppa Intertoto 2003, che permise al Perugia lo storico accesso alla Coppa UEFA.

Giovanni Tedesco al Genoa

A gennaio 2004, passa al Genoa, in Serie B. Inizialmente, le cose in rossoblu sembrano non decollare, ma quando al posto di Luigi De Canio arriva come allenatore Serse Cosmi, suo mister negli anni più belli a Perugia, tutto cambia.
Giovanni Tedesco non fatica a farsi amare anche a Genova, segna molti gol e, soprattutto, compie un gesto davvero da pochi: decide di rimanere nonostante il Genoa venga retrocesso d’ufficio in Serie C1, dopo l’annullamento della promozione in Serie A. In tanti vanno via ma Tedesco no, rimane, da vero campione di fedeltà. La fascia da Capitano è inevitabile, e giustissima.

Al cuor non si comanda – Tedesco al Palermo

Arriviamo a gennaio 2006 e, all’improvviso, ecco la chiamata della vita: Giovanni viene contattato dal Palermo, la squadra del suo cuore, della sua città, dei suoi ricordi di bambino. Così, l’ultimo giorno del mercato invernale Tedesco “torna a casa” e in Serie A. Mette assieme 14 presenze e 3 gol in mezza stagione, “bagnando” anche la sua prima apparizione al Barbera con un gol nella vittoria con la Lazio e disputando anche la Coppa UEFA.
In questi anni diviene, ancora una volta, un perno della squadra, con prestazioni di sostanza e gol pesantissimi come quello nel derby siciliano contro il Catania o quello in Coppa UEFA contro il Celta Vigo nel girone eliminatorio.
A 35 anni, inizia a trovare meno spazio a causa degli infortuni, ma fa sempre la sua parte quando chiamato in causa, vestendo anche qui la fascia da Capitano.
Sfortunatamente, nell’estate 2009 sotto la guida del tecnico Walter Zenga si infortuna gravemente rimediando la frattura del malleolo peroneale. Torna in campo dopo sette mesi di stop per le ultime sfide di campionato, quindi a stagione conclusa annuncia il ritiro dall’attività agonistica. Lasciando a 38 anni, dopo aver messo insieme complessivamente 258 presenze e 34 reti in Serie A e 205 presenze e 18 gol in Serie B. Grandi numeri per un grande giocatore e Capitano!

Giovanni Tedesco Allenatore

Dopo il ritiro, Giovanni Tedesco ha iniziato la carriera di allenatore, allenando diverse formazioni in vari campionati. Ha guidato anche il suo Palermo in Serie A per alcune partite, poi ha avuto un lunga militanza nel campionato maltese, dove ha vinto una Coppa Maltese con il Floriana nel 2017 ed è stato protagonista anche di storiche cavalcate nei turni preliminari delle coppe europee stupendo tutti con il Gzira United e battendo avversari molto più quotati.
Ultimissima curiosità, Giovanni ha un fratello, Giacomo Tedesco, che è stato anche lui un buon calciatore con una lunga militanza in Serie A. Buon sangue, evidentemente, non mente.


Giovanni Tedesco – Video Tributo

Nel video che segue ecco un tributo a Giovanni Tedesco con alcune delle sue migliori giocate e gol.

E a proposito di video, non dimenticate di iscrivervi al nostro canale YouTube sempre pieno di contenuti.

Prove Gratuite Amazon

Comincia la prova totalmente gratuita di 30 giorni iscrivendoti a questi servizi Amazon:

Picture of Giocatori di Lana Caprina

Giocatori di Lana Caprina

Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo su tutti i Social

Author picture

Se l'articolo ti è piaciuto condividilo su tutti i Social

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram
Iscriviti
Notifiche
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

Il Mondo Lana Caprina

I nostri articoli sono dedicati a coloro che trovano un momento di gloria senza mai essere stati dei numeri uno, a quelli che ci sono rimasti nel cuore non per la loro tecnica o per i trofei in bacheca ma piuttosto per quel loro modo, unico ed assolutamente “caprino”, di essere.

Gli ultimi Articoli

Seguici su Facebook

Iscriviti al Canale YouTube

Vuoi pubblicare un tuo articolo sul nostro sito?

Visita la pagina dedicata
0
Cosa ne pensi? Lascia il tuo commento!x