Zamparini, il presidente di Palermo e Venezia

Ripercorriamo gli anni di presidenza di Maurizio Zamparini, che ha fatto le fortune di Venezia e Palermo riportandole in Serie A dopo tantissimi anni, ed ottenendo grandi risultati nonostante la fama di "mangia allenatori".

Scomparso ad 80 anni il 1 febbraio 2022, Maurizio Zamparini è stato uno dei principali protagonisti del calcio italiano dalla fine degli anni ’90. Nessuno degli storici patron italiani è infatti paragonabile al vulcanico presidente Zamparini, uno che licenziava allenatori e dirigenti vari con implacabile regolarità, tanto da essere noto negli ambienti calcistici come “il mangia allenatori” per eccellenza.
Il presidente friulano, infatti, ha assunto e poi licenziato così tanti allenatori che non è facile calcolare quanti siano esattamente andati e venuti durante negli anni delle sue presidenze. Chi ha fatto pazientemente i conti è arrivato ad un numero che supera 50, precisamente ben 51, di cui 40 limitandosi solo all’esperienza con il Palermo.
Ma Zamparini, negli anni presidente di Palermo e Venezia, non è stato solo questo.

Gli esoneri di Zamparini – L’annata record 2015/2016

La stagione del record di esoneri per Zamparini è stato il 2016, quando avvennero ben 11 cambi di mister nell’anno solare, con Eugenio Corini nominato a novembre 2016 come ottavo allenatore stagionale, considerando i vari ritorni in panchina. Andiamo a ricostruire: a fine 2015 in carica c’era Giuseppe Iachini, che l’anno precedente aveva portato i rosanero alla promozione in Serie A. Poche partite e venne sostituito da Davide Ballardini. Due mesi dopo, ecco la nomina di Guillermo Barros Schelotto. L’argentino però non possedeva la licenza UEFA, quindi al timone arriva l’ex centrocampista Fabio Viviani, durato solo una partita, la sconfitta per 4-0 in casa del Genoa.
Poi è il turno di Giovanni Bosi, che dopo una vittoria sull’Udinese viene sostituito da Giovanni Tedesco. Tre settimane dopo, Tedesco viene retrocesso come assistente in favore del ritorno di Bosi. A febbraio, quindi, Iachini viene richiamato dopo tre mesi di assenza, ma nonostante una positiva serie di vittorie si dimette ed il club si affida a Walter Novellino. Senza un miglioramento immediato dei risultati e con la retrocessione incombente, anche quest’ultimo viene allontanato, in favore del ritorno di Ballardini. Con il mister romagnolo, il Palermo mantiene la categoria all’ultimo respiro, ma i disaccordi sul mercato estivo del Palermo portano, a settembre, all’avvicendamento con Roberto De Zerbi. Che resta appena due mesi prima del già citato approdo di Corini.
Una cronologia di eventi quasi folle, che ha portato il Palermo a cambiare allenatore più di quanto fatto da tutto il resto delle squadre della Serie A messe insieme per la stagione 2015/2016. Ecco perché la percezione generale, pensando a Zamparini, si lega soprattutto all’aspetto degli esoneri, superando di gran lunga gli ottimi risultati e progressi compiuti sul campo dalle sue squadre.

Alle origini del mito – Zamparini a Venezia

Per capire perché l’imprenditore friulano avesse questo rapporto burrascoso con i suoi allenatori è importante contestualizzare la sua storia, sin da quando entrò nel mondo del calcio, ormai diversi decenni fa.
Nel 1987, il Venezia era in Serie D e rischiava il fallimento. L’esistenza dello storico club lagnare era in pericolo e così Zamparini decise di salvarlo dall’abisso. Poco dopo, acquistò anche l’Associazione Calcio Mestre, la squadra che prende il nome dal quartiere centrale di Venezia, fondendo immediatamente i due club.
Zamparini considerava infatti lo Stadio Pierluigi Penzo, famoso per essere accessibile principalmente in barca, obsoleto e riteneva invece lo Stadio Francesco Baracca, situato al centro di Mestre, ideale per le sue ambizioni. L’incessante pressione dei fan del Venezia, legatissimi al loro storico (e bellissimo) stadio, ha visto il club tornare nella sua casa tradizionale soltanto quattro anni dopo, a seguito di grandi contestazioni.
La fusione Venezia-Mestre ha portato anche ad un casacca rinnovata, aggiungendo l’arancione (colore predominante di Mestre) al verde e al nero esistenti. Da qui il soprannome “Arancioneroverdi”.
Quasi inevitabilmente, la catena di abbigliamento EmmeZeta, di proprietà del presidente, è stato sponsor tecnico per tutti gli anni della presidenza lagunare di Zamparini.

Il Venezia del Presidente Zamparini

Insomma il presidente, sin dai primissimi anni nel calcio, iniziò a far parlare di se. E non solo per l’iniziale rapporto burrascoso con i tifosi. Sempre dentro le polemiche, ha utilizzato l’importanza dei risultati a breve termine per giustificare le sue azioni impulsive e per plasmare il club a sua immagine. I suoi metodi sono stati discutibili, ma i suoi risultati no: con il presidente Zamparini al comando, capace di portare in laguna talenti come Alvaro Recoba “El Chino”, il Venezia ha centrato tre promozioni, ed è tornato nella massima serie del calcio italiano per la prima volta in tre decenni, restandovi ben tre stagioni.
Ma immediatamente dopo aver subito la retrocessione nel 2002, Zamparini ha lasciato il club dopo 15 anni, dando la colpa alla mancanza di progressi legati alla costruzione del nuovo stadio. A suo dire, la politica aveva ostacolato le sue ambizioni di costruire una potenza veneziana nel calcio italiano, quindi ha fatto le valigie e ha acquisito la squadra siciliana del Palermo, per 15 milioni di euro.

Zamparini presidente del Palermo

Il primo discorso di Zamparini ai tifosi del club, che si trovava in Serie B, è stato semplice: voleva ripetere l’impresa fatta a Venezia anche in Sicilia. E come prima mossa, ecco una trovata controversa e accattivante: ha subito ingaggiato addirittura 13 elementi della rosa lasciata al Venezia, tra cui Maniero, Andersson, Bjorklund, Conteh, Morrone, Santana ed il bomber Di Napoli.
Il successo al Palermo non è stato però immediato. La promessa di promozione al primo colpo del nuovo presidente non si è avverata, portando Zamparini ad incolpare i giocatori a fine anno dichiarando in modo grottesco: “Taglierò loro i testicoli e li mangerò nella mia insalata”.
La stagione successiva i rosanero passano al settimo allenatore in 18 mesi dall’arrivo di Zamparini, con la nomina di Francesco Guidolin. La pazienza si stava esaurendo tra i fan del club, ma l’esperto allenatore li ha guidati verso il titolo di Serie B e al loro primo periodo in Serie A dopo 31 anni.

Gli anni d’oro del Palermo di Zamparini

La fase immediatamente successiva alla promozione è stato un raro momento di calma per il club. Il 2004/2005 è stata infatti la prima stagione sotto Zamparini in cui un allenatore ha mantenuto il suo posto per tutto l’anno. È stato anche un periodo in cui elementi come Toni, Grosso, Zaccardo, Barone e Barzagli (tutti futuri vincitori del Mondiale 2006) hanno formato l’ossatura di una squadra che si è qualificata straordinariamente per l’Europa alla prima stagione in Serie A.
Questo ha dato il via ad un’era di successi mai visti a Palermo, con il sesto posto all’esordio seguito da due quinti posti consecutivi, sfiorando di un soffio la qualificazione alla Champions League. In quegli anni, tanti calciatori del Palermo sono diventati delle star, si pensi solo per citarne alcuni a Edinson Cavani, Fabrizio Miccoli, Salvatore Sirigu, Simon Kjaer, Javier Pastore e Paulo Dybala. Il Palermo arrivò anche ad una storica finale di Coppa Italia.

Il “modello Zamparini”

Tutto questo si è realizzato nonostante negli anni l’allenatore della prima squadra fosse spesso licenziato: Guidolin (nel suo primo dei quattro “regni” in panchina) venne infatti sostituito nell’estate del 2005 da Luigi Delneri, nel primo di sei cambi manageriali arrivati nelle seguenti tre stagioni.
Quello di Zamparini può essere anche visto come un “costante turnover” dell’assetto tecnico. Una strategia che non ha avuto effetti negativi né sulle prestazioni né sui risultati, mantenuti attraverso un gruppo ristretto di giocatori di qualità, ma che ha segnalato la mancanza di fiducia del presidente nel valore dell’allenatore moderno, come se fosse una pedina superflua con un’importanza sopravvalutata.
Zamparini si è spesso espresso in contraddizione con se stesso e con i propri commenti, in particolare nel periodo di Delio Rossi, figura molto apprezzata dai tifosi del Palermo che ha guidato il club per 18 mesi in due periodi. Il rapporto dell’imprenditore con Rossi è stato particolarmente turbolento. “Rossi è come mia moglie, lo voglio tutto per me”, disse una volta. Il mese successivo, però, ecco la bordata sull’allenatore. “Il Palermo ha un allenatore senza palle”, concetto rimarcato dopo il pareggio contro il Bari prima di esonerare il tecnico per la seconda e ultima volta a fine stagione.

Zamparini, un presidente controverso

C’è chi crede che quello di Zamparini fosse un personaggio mediatico costruito appositamente dal presidente, per spostare i riflettori e le pressioni su se stesso piuttosto che sulla sua squadra anche se allora, a volte, alcune esternazioni non sono state perfette in questo senso: dopo un pareggio con il Torino, nel 2008, ha paragonato la sua squadra a “una squadra di ragazze, non di uomini”. Parole che non fecero piacere al gruppo.
Controverso anche il rapporto con i tifosi. Negli ultimi anni di presidenza, dopo l’ottimo periodo iniziale, molto spesso Zamparini ha paventato un suo abbandono, ma la promessa non è mai stata mantenuta. “Meglio essere in Serie C senza di te che stare in Serie A così”, gli disse a brutto muso un supporter che lo ha affrontato per le strade di Palermo all’inizio del 2016, nella fase più dura.

Gli innegabili risultati del Presidente Zamparini a Palermo

Al di là degli attriti e delle polemiche, è però innegabile che tra il 2004 e il 2011, il Palermo abbia avuto una serie di successi senza precedenti, non uscendo mai fuori dalla top 10 della Serie A e diventando una realtà del calcio italiano per la prima volta in mezzo secolo di storia. Successivamente, è altrettanto vero, il calo è stato evidente.
Nel 2017 Zamparini rassegna le proprie dimissioni da Presidente del Palermo annunciando Paul Baccaglini come suo successore. Il Palermo retrocede mestamente e, da allora, senza di lui non torna più in Serie A, anzi arriva addirittura al tristissimo epilogo del fallimento societario.
Nella storia del Palermo, Zamparini è il presidente rimasto per più tempo in carica, con quasi 15 anni di presidenza, dal 21 luglio 2002 al 27 febbraio 2017. Da sempre una figura divisiva, molti fan riconoscono però che gli ottimi risultati del club in un decennio e mezzo siano stati dovuti agli investimenti di Zamparini.
Si possono insomma non approvarne i metodi ma i risultati, per una realtà come Palermo che con lui ha conosciuto l’alta classifica e le coppe europee, sono stati quasi indiscutibili.
Ecco perché Zamparini ha lasciato un vuoto nel calcio italiano impossibile da colmare.

Il grande Palermo di Zamparini

Nel video che segue ecco un tributo al Palermo di Maurizio Zamparini nell’annata in cui sfiorò la qualificazione alla Champions League. Una stagione indimenticabile, ed il momento inevitabilmente più alto di Zamparini come presidente del Palermo.

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