Angelo Peruzzi un Tyson in Porta

Portiere dal fisico massiccio, atipico, che ha fatto epoca e vestito importanti maglie della nostra Serie A vincendo molto. Angelo Peruzzi ha avuto una lunga e importante carriera, conlcusasi alla grande con la conquista del Mondiale 2006.

Nato in provincia di Viterbo all’inizio degli anni ’70 a Blera, paese di appena 3000 anime, Angelo Peruzzi è considerato uno dei migliori portieri italiani di sempre. Il portiere laziale in carriera ha vinto molto, praticamente tutto, potendo vantare: 3 Scudetti, 2 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Italia, 1 Champions League, 1 Supercoppa UEFA, 1 Coppa Intercontinentale ed 1 Coppa UEFA. In aggiunta, ecco gli Europei Under 21 del 1992 ed anche il Mondiale 2006. Insomma, un palmarès invidiabile, per un estremo difensore diverso da tutti gli altri.

Angelo Peruzzi, un fisico bestiale

Peruzzi non è stato certamente il prototipo del classico portiere, ma una “splendida eccezione”. Alto infatti solamente 180 cm e dal peso di 90 kg, non sembrava proprio nato per giocare in porta, solitamente terra di “lungagnoni” che sfiorano i 2 metri di altezza. Essendo quindi abbastanza basso ed avendo un fisico tozzo, Angelo sembrava più un pugile che un portiere. Proprio questa sua corporatura gli è valsa il soprannome di Tyson, anche se Angelo Peruzzi è stato soprattutto un superbo mix di capacità esplosive, che gli hanno permesso di essere non solo uno dei più grandi portieri della sua generazione, ma probabilmente anche uno dei migliori di tutti i tempi.

Gli inizi del “Cinghialone” Peruzzi

Prima di essere “Tyson”, Peruzzi inizia a formarsi come portiere nella sua Blera. Affettuosamente chiamato “Cinghialotto” in paese, il ragazzo mostra una pazzesca reattività, catturando addirittura pesci a mani nude. Questa immagine zen ricorda più una versione all’italiana di Karate Kid piuttosto che lo strapotere fisico del “Tyson” che, qualche anno dopo, sarebbe diventato l’incubo di tutti gli avversari.
Sicuro di sè e con grande leadership, Peruzzi compie tutta la trafila delle giovanili con la Roma, con cui esordisce a 17 anni in prima squadra nel 1987. E’ l’alternativa all’esperto Tancredi, e nel 1988/1989 trova 20 apparizioni tra campionato e coppe, venendo indicato come una potenziale stella. Per questo la Roma lo manda in prestito al Verona, per fargli vivere una stagione da titolare e poi riportarlo nella Capitale. Ma qualcosa non andrà come previsto

Peruzzi e la Squalifica per Doping

Inzia la stagione 1990/1991 da titolare in giallorosso ma, dopo le prime tre giornate, viene scoperto positivo ad un controllo antidoping, poiché utilizzava un soppressore dell’appetito che conteneva la fentermina, una sostanza vietata. Inevitabile la squalifica di un anno per doping, ed il mondo sembra crollare per Peruzzi, che ancora oggi se ne rammarica: “È stata la cosa peggiore che ho fatto nel calcio, ho sbagliato ed ho pagato con una squalifica assolutamente giusta. Sono dovuto ripartire, e la mia strada si è divisa da quella della Roma“.
Il portiere si è infatti trasferito da squalificato alla Juventus, inconsapevole di stare per intraprendere il periodo di maggior successo della sua carriera, andando via col dubbio di cosa sarebbe potuto essere senza quel grave errore e senza alcuna certezza sul ruolo che avrebbe avuto a Torino.

Angelo Peruzzi e la Juventus

E invece, scontata la squalifica, dopo un primo anno alle spalle di Tacconi in cui si esalta in Coppa Italia, Peruzzi diventa titolare nella Juventus, ruolo sarà suo dal 1992 al 1999. Stagioni nelle quali, come detto, vince praticamente tutto, completando ogni possibile album e lista dei desideri. Oltre ai trofei, di questo periodo rimane negli occhi il suo stile di gioco effervescente che ancora oggi resta impresso nei ricordi di tutti. Il suo fisico pazzesco gli permetteva di erigere un vero e proprio scudo sulla porta, uscendo a valanga negli uno contro uno, mentre non essendo altissimo sui cross respingeva sempre di pugno. Insomma, chi lo sfidava spesso ne usciva con le ossa rotte, perché nonostante la mole Peruzzi non era affatto lento, e compensava l’altezza con la grande reattività.

L’addio di Peruzzi alla Juventus

Quindi, alla fine del millennio, la capacità di reazione di Peruzzi, forse dovuta agli allenamenti zen con i pesci da giovanissimo, aveva trasformato quello che sembrava solo un portiere tozzo e rude in uno dei più apprezzati estremi difensori del calcio mondiale. L’esplosività sulla linea di porta, i riflessi e la  potenza muscolare gli hanno infatti permesso di compensare l’altezza e la copertura dello specchio di cui aveva bisogno. Per questo sorprende come la Juventus, che aveva riposto in lui fiducia venendo ripagata con un dominio in Europa che non avrebbe poi più replicato, lo scarichi in favore di Van der Sar. Peruzzi passa quindi all’Inter, seguendo Lippi, per una stagione a Milano. A fine anno, però, Lippi va via, i nerazzurri decidono di puntare sul giovane Frey e per Peruzzi è tempo di fare ancora le valigie, per una nuova sfida.

Il ritorno a Roma, sponda Lazio

A 30 anni, desideroso di riavvicinarsi alla famiglia e alle sue origini, Peruzzi accetta l’offerta della Lazio neo Campione d’Italia. Una scelta non da tutti, attraversando un “limite non scritto” che pochi hanno osato varcare, indossando la maglia biancoceleste dopo essere cresciuto alla rivale Roma. Ma il fatto che fosse andato via giovanissimo e rimasto un decennio altrove rese la situazione meno “indigesta” ai supporters delle rispettive squadre. In particolare, quelli della Lazio vennero facilmente addolciti dalle sue grandi prestazioni sul campo. Angelo Peruzzi, ormai nella fase conclusiva della sua carriera, riuscì a vincere due coppe giocando con la Lazio per sette anni, e arrivando a poco meno di 200 presenze con il club. Anni in cui, in barba all’età che avanzava, alcune volte sembrava che stesse ringiovanendo sempre di più.

Il ritiro del Campione del Mondo Peruzzi

Nel 2007, dopo un derby della Capitale terminato 0-0, Peruzzi ha annuciato il ritiro. A causa di un’infezione alle dita saltò tutte le restanti gare della stagione, entrando in campo per qualche minuto soltanto nell’ultima partita casalinga contro il Parma, per un tributo finale a 37 anni.
Tutto questo non prima di aver vinto il Mondiale 2006. Convocato come terzo portiere, pur senza mai scendere in campo Peruzzi si distinse nell’impresa “Azzurra” come figura di carismatica nello spogliatoio. Concluse così, nel modo più dolce, la sua carriera con la maglia della Nazionale con 31 presenze e solo 17 reti subite.

La grande carriera di Angelo Peruzzi

Angelo Peruzzi può senza dubbio guardarsi indietro ripensando ad una carriera scintillante degna di immenso orgoglio. Forse può recriminare per qualche infortunio di troppo che lo ha messo fuori causa con l’Italia, aprendo la strada a giovani fenomenali come Gigi Buffon e Francesco Toldo, che non gli avrebbero più lasciato il posto. Ma ha raccolto tantissimi trofei e, alla fine, ha fatto “pace” con la Nazionale col trionfo più bello. Insomma, quando in Serie A lo standard dei portieri era al top, tra i vari Zenga e Rossi prima di farsi valere anche con la nuova generazione, “Tyson” Peruzzi ha fatto epoca, alzando sempre l’asticella e dominando nel suo ruolo per anni.
Dopo il ritiro, Peruzzi è entrato nello staff della Nazionale dal 2008 al 2010, quindi è stato vice allenatore di Ciro Ferrara prima di ricoprire un ruolo dirigenziale nella Lazio, dal 2016 al 2021.

Le migliori parate di Angelo Peruzzi

Nel video che segue, alcune delle parate più belle e spettacolari sfoggiate negli anni da Angelo Peruzzi. Uno dei calciatori più bassi di sempre tra i portieri, eppure un estremo difensore davvero formidabile.

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